mercoledì 2 marzo 2011

Costringersi a dormire

Saranno le dimensioni ristrette di questo monolocale a farmi immaginare, ogni volta che sto per prendere sonno, di buttarmi dalla terrazza.
Il flash è sempre lo stesso, grande carica prendendo la rincorsa dalla parete, per poi poggiare a fine corsa il piede sulla ringhiera del balcone.
In quel momento penso sempre "cazzo, sono di fuori", lo slancio verso l'alto, e poi la caduta.
La velocità aumenta prima dello stonfo finale accanto all'ingresso di casa, davanti a una siepe.
Penso sempre che se non cado di testa posso beneficiare di quei momenti eterni in cui il cervello funziona ancora.
Forse quello è l'istante in cui una persona tira le somme.
Se sono troppo di fuori cerco di non pensarci affatto, se sono sobrio mi giro dall'altra parte del letto cercando di dormire.
Solitamente dopo questo pensiero immagino di volare sul quartiere, o cerco di predispormi per un sogno lucido.
Una sega poi resetta il cervello.

Soffro d'insonnia.
L'errore peggiore è sempre alzarsi e fumare una sigaretta, poi magari ne fumo qualcun altra, o sto nel letto sveglio finchè non inizio a sentire la luce del mattino.
Altre volte, solo a letto mi accorgo di non aver mangiato a sufficienza durante il giorno, e di non riuscire a dormire per la fame, allora mi alzo e faccio da mangiare.
Non di rado sento di dover fare qualcosa a tutti i costi, e mi alzo per stare ore a non fare un cazzo.
Più normalmente invece accade di restare nel letto, sveglio, cercando di mantenere la stessa posizione per indurre un sonno forzato, verso metà nottata mi rendo conto che non esistono posizioni comode.
Ho un problema col sonno, forse con me stesso.