lunedì 23 agosto 2010

Road to ruin

Fin da piccolo sognavo di fare qualcosa di diverso dal vivere.
I primi pensieri sono venuti alla scuola media.
Ricordo lo sgomento della mia insegnante di musica nel vedere un mio disegno raffigurante molte persone stese a terra nella via da casa a scuola con un ago piantato nel braccio.
Fa davvero dispiacere invece quando la roba la usano le persone vicine a te.
Per me speravo in un gran finale, un overdose dopo essere divenuto immortale per qualche cosa:
un disco, un libro, o qualche quadro di merda.
Dispiace invece vedere scomparire nell'anonimato persone a te care.
In alcuni casi arrivano solo voci di avvistamenti.
In altri speri che la persona si fermi prima di continuare su quella strada di distruzione.
Cerchi di fidarti quando uno ti dice che smette, e vorresti vedere invece quelle persone che non smettono ma non vogliono neanche più farsi vedere.
Questa è un estremo del sistema, dall' altro c'è il lavoro strapagato, e le escort e le pippate.
Nel mezzo ci sono le fabbriche con gli operai a 800/1000 euro al mese.
Te la puoi barcamenare come vuoi tra questi estremi. Anche diventare disonesto il più possibile, lo fanno tutti, dal bar sotto casa che non ti fa gli scontrini. Bar di cinesi, che evadono pure, oltre a mandare soldi in Cina togliendoli dalla nostra economia.
Hanno ben capito come funziona in Italia, d'altronde. I disonesti sono le colonne portanti tarlate del nostro sistema economico.
Più si è importanti per l'economia, più si ha necessità di rubare. Il sistema economico stesso è il tarlo del nostro codice etico e morale. Il nostro codice etico marcisce, divenendo il tarlo delle nostre relazioni interpersonali, così l'uomo diviene il tarlo dell'uomo, e tarla se stesso e il mondo.
Noi, l'apice terrestre della natura, non illudiamoci di essere tanto bravi da creare un artificiale completamente distaccato dalla terra.
Così l'umano, già inscindibile parte integrante dell'universo, ha creato nuovi sistemi di cui divenire schiavo.
Nuove dipendenze oltre al cibo e all'aria.
Non più animale sociale ma sociopatico in cattività.
Non più bestia ma perversione di un animalesco mutato.
Non più persona.
Gli uni odiano gli altri e l'intolleranza diviene l'unico motivo di aggregazione.
In un momento di tremendo sconforto politico ed etico, durante una crisi economica e sociale, se prendessimo tutto meno sul serio, probabilmente ci renderemmo conto di quanto le stupide divisioni che creiamo tra noi ci allontanano da una semplice verità: siamo tutti la stessa cosa.
Preferiamo invece dividerci e suddivederci e risuddividerci nuovamente, così da avere l'illusione di essere parte di un qualcosa di più piccolo, come se questo ci rendesse parte più grande, quindi più importanti.

1 Comments:

Anonymous C said...

Stima, Effe.

11:06 PM  

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