lunedì 10 ottobre 2011

Ho deciso che non cancellerò il post precedente.
Rileggo le mie cose e viene a galla merda e supponenza.
Dato il ridotto numero di visitatori(come è giusto che sia), penso di poter tenere questi testi.
Almeno per me stesso.
Anche se servirà solo a darmi dell'idiota.
Credo che il nostro cervello, spesso ci voglia includere in quel 5% di gente che cambia realmente lo stato delle cose, o porta avanti mutazione sostanziali, o che almeno ha un idea abbastanza chiara e/o globale del come vanno le cose.
La verità poi è semplice:
non si sa mai abbastanza, non si è mai compreso abbastanza bene niente.
La superbia spunta però quando si incontrano molti individui tutti insieme che non condividono i nostri stessi obiettivi.
Gente che non sembra sulla terra nemmeno per il tuo stesso motivo.
Spesso è grazie agli atteggiamenti che si è portati ad osservare di queste persone che noi ci riteniamo intelligenti, ritenendo loro stupidi.
Da un altro punto di vista invece gli idioti siamo sempre noi.
Innegabile però è la massa, e la massa per definizione ha bisogno di essere influenzata, convinta.
Quindi per gli atteggiamenti per cui non ci riconosciamo nella massa, ecco che creiamo la nostra elite.
Questa elite virtuale nel mio caso è fatta di fattoni che cercano di svoltarsela in un mondo di crisi economica e sociale.
L'errore che sono portato spesso a compiere non sta nel cercare di portare avanti i miei fini, bensi nel giudicare quelli degli altri.
Il giudizio è sbagliato a prescindere, poichè si basa sull'utopia del sapere.
Allora dovrei prendermela in maniera più egoistica e meno eroica.
C'è una linea generale secondo cui le cose stanno cadendo a pezzi, io invece vorrei seguire un altra linea, e siamo in tanti.
Allora ecco che torna il bisogno di incazzarsi? E poi quale linea!? Siamo anche noi merda, probabilmente.
Forse l'incazzarsi è solo dovuto a una carenza di impegno, o a un impossibilità di definire bene le prospettive future.
Probabilmente dovrei solo andare a letto, ed essere più clemente con gli altri, e con me stesso.
Fare, non lamentarsi e non giudicare, poi sempre dritto.
L'importante credo sia dare un senso a noi stessi trovando o creando una dimensione che ci appartine, come singoli non siamo certo il filone narrante dell'umanità...