3 2 1 Azione
Non ce la poteva più fare,Luca aveva abbandonato quella che era la vita che gli era stata proposta, prima aveva deciso di ritirarsi dal liceo, poi era andato via da casa dei suoi, ancora minorenne.
Ogni volta che veniva fermato dagli sbirri veniva riportato a casa, andò così fino a che una mattina non entrarono cinque poliziotti in casa e gli perquisirono la stanza trovando un etto e mezzo di fumaccio di bassa lega.
Da quel giorno i suoi genitori smisero di farsi gli affari suoi, erano stanchi anche loro di lui come lui di loro.
Luca così agli arresti domiciliari decise di lasciare casa, visse un paio di giorni sul lungarno nelle zone a nord, lontane da Firenze, poi riuscì a fare un passamano nel suo quartiere, stando attento a non incappare negli sbirri che lo cercavano anche per la storia degli arresti domiciliari, ormai mancava in casa da una settimana; fù con quel passamano che tirò su i soldi per poter comperare un mitra.
Conosceva uno spacciatore di coca che subaffittava per qualche mese una stanza ad un trafficante d'armi di cui non aveva mai capito bene la nazionalità, ma non gli importava più di tanto, sapeva solo che aveva visto per la prima volta in vita sua un mitra , dal vero, aveva chiesto al tizio cosa se ne faceva e lui aveva risposto che lo vendeva.Il ragazzino lo voleva, da quando l'aveva visto se lo sognava la notte.
Ora Luca possedava la cifra adeguata per comperarlo, gli mancava qualcosa, ma spiccioli in confronto al prezzo, contava quindi di farselo lasciare a un filo meno.
Il trafficante all'inizio non voleva venderglielo, non voleva darlo a un bambino gli disse, ma alla fine Luca riuscì a convincerlo lasciandogli anche un certo quantitativo di fumo preso al chiodo da un tizio al quale sapeva ormai non avrebbe più reso una lira.
Fù il pomeriggio stesso di quella giornata che il ragazzo caricò il mitra e fece strage in piazza duomo, una sventagliata di fucile a cerchio tutto intorno a se, "Questo e proprio un oggetto ben fatto" pensò, poi sparò diretto verso la sua testa.
Ogni volta che veniva fermato dagli sbirri veniva riportato a casa, andò così fino a che una mattina non entrarono cinque poliziotti in casa e gli perquisirono la stanza trovando un etto e mezzo di fumaccio di bassa lega.
Da quel giorno i suoi genitori smisero di farsi gli affari suoi, erano stanchi anche loro di lui come lui di loro.
Luca così agli arresti domiciliari decise di lasciare casa, visse un paio di giorni sul lungarno nelle zone a nord, lontane da Firenze, poi riuscì a fare un passamano nel suo quartiere, stando attento a non incappare negli sbirri che lo cercavano anche per la storia degli arresti domiciliari, ormai mancava in casa da una settimana; fù con quel passamano che tirò su i soldi per poter comperare un mitra.
Conosceva uno spacciatore di coca che subaffittava per qualche mese una stanza ad un trafficante d'armi di cui non aveva mai capito bene la nazionalità, ma non gli importava più di tanto, sapeva solo che aveva visto per la prima volta in vita sua un mitra , dal vero, aveva chiesto al tizio cosa se ne faceva e lui aveva risposto che lo vendeva.Il ragazzino lo voleva, da quando l'aveva visto se lo sognava la notte.
Ora Luca possedava la cifra adeguata per comperarlo, gli mancava qualcosa, ma spiccioli in confronto al prezzo, contava quindi di farselo lasciare a un filo meno.
Il trafficante all'inizio non voleva venderglielo, non voleva darlo a un bambino gli disse, ma alla fine Luca riuscì a convincerlo lasciandogli anche un certo quantitativo di fumo preso al chiodo da un tizio al quale sapeva ormai non avrebbe più reso una lira.
Fù il pomeriggio stesso di quella giornata che il ragazzo caricò il mitra e fece strage in piazza duomo, una sventagliata di fucile a cerchio tutto intorno a se, "Questo e proprio un oggetto ben fatto" pensò, poi sparò diretto verso la sua testa.
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