sabato 16 gennaio 2010

la speranza è l'ultima a morire/chi vive sperando muore ca...

Straniero nella mia stessa patria.
Al tabaccaio un uomo attacca bottone, non posso non notare la somiglianza che ha con mio padre, è un pò alticcio, vorrei chiedergli chi è, da dove viene.
-Un pacchetto di camel gialle-
Lui si è già girato come con faccia pensierosa, così come fanno gli alcolizzati quando si accorgono di aver avuto un eccesso di socialità, innaturale per la nostra società, soprattutto qui nella Brianza.-Arrivederci...-non risponde, è perso in se stesso.
Rimango fermo sulla panchina dove sedeva mio nonno quando mi portava ai giardini, finisco la mia sigaretta, evito tutti i vicini che entrano nel palazzo, guardando da lontano.
La mia vita da persona nel mondo fuori dalla famiglia è iniziata da pochi anni, e quella dei miei nonni è quasi a fine. Il cerchio che si chiude ed io qui in casa loro, questo posto che da piccolo mi sembrava un pilastro della mia vita e discendenza, senza loro si mostra come oggettivamente è, tramite i mobili in truciolare della cucina cambia significato, mentre l’odore del caffè delinea l’ennesima ora che allontano dallo studio. Per un attimo mi passa per la testa l’idea che in realtà mio padre è vivo e sta bevendo un bianchino al bar qua sotto.
Tolto il significato, il truciolare di una cucina anni settanta rimane solo testimonianza dell’inizio del periodo del mobile industriale.Quel genere di mobili di poco valore che è difficile abbia ancora vita una volta finita la funzione che ha avuto per i suoi primi possessori.Sembrano quasi spazzatura senza tempo.
Arriva la notte in maniera integrale, l’orologio testimonia il fatto che non è più solo un oscurità delineata dal maltempo.Continua la mia vita da larva.
Sotto questa lampada arco il tavolo, io piegato sopra vedo accanto a me un biglietto del superenalotto, l’altro giorno coi miei compagni di gruppo di laboratorio, per trenta centesimi a testa ci ha fatto sognare un paio d’ore.
La mia delusione è stata sapere che per prima cosa avrebbero abbandonato l’università.
Già avevamo programmato come festeggiare una volta l’anno la vincita il giorno della ricorrenza, e come festeggiare la sera stessa.
Mi rendetti conto, a revisione, quanto in realtà anche la vita per certi versi possa essere simile a una giocata al lotto.L’impegno e il lavoro ben fatto non è sempre premiato, e le persone che hanno potere spesso tendono a voler far ammalare tutti della loro stessa frustrazione.
La cosa più brutta che possa fare una persona che ha perso se stesso è voler far perdere gli altri.Questo è il meccanismo con cui la realtà sociale costringe le persone per bene all’ autodistruzione o a non essere più per bene e cercare la distruzione del prossimo.
L’autodistruzione è l’arma del sociale mascherato da democrazia.
Molto più intelligente che distruggere direttamente.
Dividere e mettere zizzania.
Chi c’è sopra tutto ciò? abbiamo architettato tutto questo involontariamente noi esseri umani nei secoli dei secoli?Siamo così stupidi?
Ci siamo persi tutti quanti in Babilonia?
Cosa vorrei veramente fare nella vita?Possibile che debba per forza rientrare in questo modello socio economico?Abbiamo un alternativa?Siamo in grado di costruircela?
Basta davvero una bella fica, una manciata di soldi e un abitazione per dimenticare il contesto?Valgono i soldi la perdita della nostra essenza?
Domani non dormo, mi preparo un altro caffè.
“Pensare fa male e il lavoro nobilità”
Per questo penso e basta, forse.
Devo attivarmi comunque, c’è bisogno di una reazione.
Siamo tutti soldati di città, che combattono per se stessi.
Non è la guerra la sola igiene del mondo, ma la bomba stessa, che prende vita da sola, una volta partorita dall’uomo, sconnettendosi dal legame e distruggendo il suo creatore, e così sia.
Siamo davvero una razza così stupida da non riuscire a capire che il semplice comportamento sociale potrebbe ribaltare le regole economiche se tutti lo volessero?
Siamo davvero così attaccati a questo marciume di modello per poter avere anche solo il più basso dei privilegi?