martedì 18 maggio 2010

Clowns

E' dall' estate scorsa che ho questa infiammazione alla gola. Avevo deciso di smettere di fumare una sigaretta fa, poi in effetti me la sono cercata, una litigata per motivi che comunque lei non può capire, ma che a me e immagino tutte le mie conoscenze, sarebbero sembrati naturali.
La mia ex ragazza verrebbe in effetti definita una decelebrata da buona parte delle mie amicizie, ma non è così, ha solo scelto un modo di intendere semplice. Io invece ho scelto il modo complesso, questo forse perché quello semplice era troppo brutto per la mia infanzia.
Così come le motivazioni per cui stare assieme a lei, non ho mai pensato ad amore o simili, speravo in un suo miglioramento nel chiavare, dato l'aspetto piacevole, e mi rasserenava quel suo fare affettivo che mi faceva sentire migliore. In realtà questi non sono presupposti sani su cui si può basare una relazione, e l'ho saputo fin dal principio. In fondo riempiva una lacuna affettiva per la quale oggi provo dispiacere, e forse questo è anche dato dal fatto che marchierei a fuoco tutte le mie ex ragazze, così come a dire "era mia", cosa profondamente sbagliata, e il fatto che queste mi vogliano bene per sempre meno tempo è sinonimo di un fallimento che rafforza una possessività basata anche solo sul semplice rispetto che ritengo mi debbano nel guardarmi in faccia.
Questa è probabilmente una conseguenza dei miei fallimenti, nell' ambito relazionale come in quello del divertimento. A parte il fatto che qui non sono più stato in grado di avere nuove amicizie della qualità dei più cari, che potrebbe essere una questione anche logica; non sono più riuscito ad avere relazioni realmente significative come alla fine accadeva quando ero più piccolo, anche se mi rendo conto che dalla prima in poi la questione è sempre degenerata. In ambito di divertimento invece la devastazione ha preso il sopravvento in un piega che limita il numero di sostanze a tabacco, alcol e thc, ma con una certa quotidianità malata che sfocia poi nello sfogo distruttivo oltre i limiti, una volta fuori di casa. Uscendo a comprare le sigarette vedo il coso in stoffa viola che si appende quando muore qualcuno. Probabilmente l'avrò visto di sicuro quel vecchino nel palazzo, e sarà stato amico di mio padre, ai tempi.
In questo momento ricollego i pezzi del mosaico, io sono come i clowns di Fellini, che non fanno ridere ma loro stessi ricordano il momento dei travestimenti come il più bello, il migliore della loro vita. Ecco, io sono come quegli avvinacciati truccati e simbolo per me di degrado fin dall'infanzia. Io sono quel degrado che ride di se stesso, che porta la corona di un autolesionismo inevitabile, che visto da fuori oggettivamente senza essere clown, quasi non si riesce a capire, se non nella più completa umanità di questo deplorevole comportamento di complicazione della vita. Ed è alla fine di tutto questo, quando i pagliacci saranno morti, che ricordando tutto ciò, sembrerà quasi di rivivere, è un ciclo che si ripete. Questa malinconica visione della vita è forse una scelta, coi suoi pregi e difetti. Può essere vista come oltrepassare i canoni, o come grottesco degrado.
Fellini parlando dei clown parla di se stesso, e parlando di se stesso parla degli altri. Questa rimane comunque una condizione in cui chi parla di chi non accomuna, perchè tali riferimenti fanno parte di una malinconia che lascia soli.