venerdì 28 ottobre 2011

Rileggendo dopo giorni frasi telematiche da ubriaco perso, per paura di eccessiva molesta, ecco che mi rendo conto che nelle sbronze che non ricordo probabilmente non sono poi od ormai più cosi molesto.
L'evidente ebrezza si intravede nel tono e negli errori ortografici dovuti ad un pessimo controllo della tastiera.
Non ci sono altre facce di me, ma la sola caduta totale del filtro tra ciò che penso e ciò che dico.
Un flusso di pensiero che sfocia fuori direttamente, senza lasciare tracce nella memoria.

Questo piccolo appunto non è una buona scusa per essere un beone, non accompagna ne cancella propositi di alcun tipo; più che altro constata, con fare semplice.

Non so ancora bene come classificare gli stati di coscienza indotti da sostanze.
Residui adolescenziali? degrado o espansione di coscienza?

Probabilmente non esistono risposte specifiche, come possono esisterne molte, sia solo sul mio caso, che parlando a livello allargato.
Cerco di allontanarmi da un singolo punto di vista.

Un insieme di fattori determina i nostri comportamenti, la liberta di agire ne allarga il raggio.
I limiti ultimi dovrebbero fare capo solo ad un etica personale in continua evoluzione.
Di fronte all'enorme possibilità di scelte in continuo cambiamento soggette a leggi autoimposte d'etica, ecco che si può avere una sorta di perdita del se, invece che imparare a creare questa immagine secondo cioè che si è fatto o a giudicarla secondo parziali verità, credo sia meglio, tenendo conto dell'esperienza, preoccuparsi di fare del nuovo a livello di azioni, per la mia ignoranza, potrebbe essere un fondamento evolutivo.