venerdì 25 novembre 2011

Sassi di pane, sopra olio e sale, neanche duri come sembravano.
"Sto bene con me stesso" anche se mi rendo conto subito che senza bere o thc scivolo in una malmostosa malinconia.
Una sensazione di vecchiaia precoce mi apre un buco nello stomaco, alla voce di serate alle quali non presenzierò, eppure non è troppo
che non esco.
Latte con cacao e ritorno bambino:
Bevanda da utilizzare solo in momenti insipidi,
o forse è solo quello che offre la casa.
Rimando di altri 20 minuti il da farsi.
Se potessi starei a letto una settimana, così da poter sognare tutto quello che non sta accadendo.
Stacco il cavo delle casse, calore nelle cuffie.
Un pezzo storto,
mi raddrizzo un poco.
Fumo l'ultima sigaretta su questo latte? La risposta si perde nel suono della sveglia domattina:
Una cannonata nelle tempie, il tempo stretto per non riuscire a fare niente, i piatti da lavare che aspetteranno lunedì, la valigia in dieci minuti, la botta del sonno.
Il latte non si sposa con le sigarette.
Magari potrei preparare le cose ora, ma dopo aver fatto quel disegno.
Un semplice disegno da 10 minuti, un "traccia", che non ho ancora fatto per ricavare tempo da dedicare a me stesso:
Ovviamente tempo che ho sprecato subito.
Questa cosa degli uomini animali sociali...
sta cercando di toccarmi da vicino.
Eppure(penso) gli eremiti (veri) esistono e sono sempre esistiti, forse il loro trucchetto è tagliare completamente ogni rapporto, così da non doversi relazionare neanche per le necessità primarie, oppure, ho sempre pensato, fare un bell'escursus di droge.
Giorno 1 di eremitaggio:
Gran cannoni
Seconda settimana di eremitaggio:
Le canne stancano, accedere alla riserva di eccitanti, ansiolitici etc.
Secondo mese:
Stroncare la dipendenza da cocaina a suon di cartoni alternati a oppiacei.
Terzo mese:
Gran finale in eroina, poi ritorno alla società, con speedball per sopportare gli altri.

No, non funziona così, a vivere in città proprio non lo capisci l'eremita dell' immaginario collettivo.
In città i rapporti ci sono eccome, sono i tempi che sono stretti, o almeno i miei tempi, in questa città.
Così manca sempre quel calore di un escursus profondo per qualcosa, poi molti tengono le distanze, ma il tempo rimane il nemico peggiore.
Così eccoci eremiti improvvisati nel poco tempo libero che ci rimane, canneti in fumo (e qui già sarebbe buono, non fosse un periodo di crisi anche per queste droghe proletarie...) oppure l'alternativa alcolica(solitaria ovviamente), così germogliano screzi relazionali(nel caso di incontri fisici o telematici), la pochezza dell'essere e quant'altro, allora ancora eccoci soli e basta.
Poi, suona la sveglia, ti sciacqui la faccia, scopri il ritardo, vedi le solite tre persone(che non conosci) fuori dai negozi sotto casa, sull'autobus pieno di gente, università.
Qui gente con cui hai cose da dire, gente con cui ne hai meno, etc...
Di nuovo nel sociale. Una sera vedi gli amici, un altra(appena ne hai una libera) di fuori come un culo e non sai neanche cosa hai fatto ...via dicendo.
Non voglio arrivare a nessun punto, la solitudine che si può lamentare in queste situazioni è una solitudine sociale, o forse più che solitudine è solo insoddisfazione, ecco tutto. Stili di vita insoddisfacenti.
Prendo l'ultima sigaretta del pacchetto.