giovedì 2 dicembre 2010

Ritrovandosi tranquilli.

Eccomi, in questo stralcio di spazio.
Per me la storia di questo luogo fatica a stringersi qua dentro, ed io con lei, soffocando spesso.
Probabilmente sono stato concepito proprio qui, sullo stesso letto dove dormo tutti i giorni, anche se probabilmente la rete e il materasso sono nuovi.
I sogni di questo pomeriggio parlavano chiaro: ormai non ci sto più, devo allargarmi per necessità, le attività che devo svolgere non possono essere contenute tutte in questo spazio.
Anche se gli sono grato di tutto, è giusto pochi metri quadri in meno di quanto mi servirebbe.
Ed eccomi quindi, un pò costretto.
Ultimamente mi sto chiudendo in questo guscio, di cui mai prima d' ora avevo colto l'identità.
Il poco tempo libero che ho, devo spenderlo a riposarmi.


Non ho quasi più niente da dire.
Il relismo si è espanso in buona parte delle mie cellule celebrali, e il sogno cerco di fonderlo il più possibile col reale, facendo fatica ormai a distungerne le differenze.
L'unica cosa che non subisce mutazioni è il freddo e bieco quotidiano, che sembra aver perso il sale che aveva avuto fino adesso.

Mi fermo, un giorno intero.
Dormo 12 ore.
Non riesco a preoccuparmi di quello che ho da fare.
Non riesco a farlo finche non faccio quello che voglio fare.
Eccomi sano.
Tiro su la chitarra da accanto al letto e passo del tempo a suonarla, non so quanto.
Poi metto un disco, lo ascolto tutto, dopo altre 2 o 3 ore di sonno, esco.
Mi godo i dettagli.
Poi nuovamente nel guscio, che ormai potrebbe essere considerato solo un vaso scoperchiato, riutilizzato dopo aver perso la sua funzione primaria.
Ora è solo un buon riparo dal freddo di dicembre.
Mi sento libero, senza proccupazioni, ecco che ritrovo una parte di me stesso.
Ieri al tabaccaio sotto lavoro ho sentito un odore buono, che mi ricorda il tabaccaio dove andavo con mio padre, non tutti i tabaccai hanno quell'odore.
Forse deve essere l'odore della colla per i francobolli sul bancone, o gli incarti delle sigarette. Non lo so.
Tornando stanco verso casa ho sentito un cane abbaiare da un negozio, potevo toccarne il respiro attraverso il vetro, un grande cane altro e magro, marrone.
L'odore e la temperatura del bar vicino casa escono col sapore del calore che si perde nell'inverno.
Persino l'aria è affilata come non mai.
Ecco, mi stavo solo dimenticando di essere ancora vivo.

Un caffè stasera al bar mi ricorda dell' intorno, semplice e basilare la proprio identità nel tutto, impossibile nasconderla.